Per Silvia
Stamane in Somalia hanno
liberato Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya il 20 novembre
2018. Per la sua famiglia, per i suoi
amici, per chi le ha voluto bene è una notizia che addolcisce la giornata e
ridona significato alla vita. Non faremo più a meno del suo solare sorriso,
della sua irrefrenabile voglia di vivere, della sua necessità di rendersi utile
agli altri. Ancora una volta le preghiere di tanti hanno perforato il Cielo
spingendo chi frequenta quelle celestiali zone a emendare la bestialità umana e
ad accontentare chi ci ha sempre creduto. Silvia per prima: “Sono stata forte, ho resistito”, è stata
la prima dichiarazione: non avevamo dubbi sulla sua energia vitale, sulla
voglia di riabbracciare la mamma e il papà, la sorella e gli amici che non
aspettavano altro che di vederla salire, insieme ai suoi salvatori, sulla
scaletta dell’aereo che la riporta a casa.
Il ritorno di Silvia rimette le cose a posto, nei nostri cuori e nel mondo: è
come se avessimo vissuto questi diciotto mesi separati da qualcosa di vitale, fondamentale
per la nostra vita, e che ci impediva di essere completamente in armonia con il
resto. Ricordo lo scorso 20 novembre, a un anno dal rapimento, quando spingevo
i nostri studenti, suoi compagni, a pregare, a pensare a lei, a considerarla
sempre tra noi, e a inviarle tutta l’energia positiva e l’entusiasmo di cui
sono capaci i ventenni, insieme convinti che succedesse. È successo: Silvia sta
tornando e fra poco non ci sentiremo più incompleti, sfuocati.
Prof. Daniele Gallo e la Società Umanitaria